L’accordo finale faticosamente raggiunto tra la Repubblica ellenica e la Trojika prevede anche, come recita il documento finale del summit, la cessione dei beni pubblici greci a un fondo, che dovrà essere costituito dal Governo greco con propri provvedimenti e gestito da funzionari greci. Il fondo provvederà poi alla vendita di questi asset, su una valutazione condotta su parametri internazionali. Il ricavato, il cui obiettivo è posto a 50 miliardi di Euro, dovrebbe contribuire al ripianamento del debito. La proposta è stata avanzata per la prima volta in un memorandum del 10 luglio scorso rilasciato dagli uffici del Ministro delle Finanze Schäuble.
La stampa internazionale paragona questa operazione all’istituzione del Treuhandanstalt, l’ente pubblico creato dalla Volkskammer della Repubblica Democratica Tedesca il 17 giugno 1990, dopo le prime e uniche elezioni democratiche in vista della riunificazione, e che poi operò nell’ordinamento della Repubblica Federale per la privatizzazione delle aziende e del patrimonio pubblico della RDT. Sciolto nel 1994, il Treuhand (per come sarebbe stato sempre chiamato) alienò terreni agricoli e forestali pari a un quinto dell’intera superficie della RDT, oltre a privatizzare o liquidare tutte le aziende dell’economia di piano socialista, i Volkseigener Betriebe (VEB) e le proprietà riferibili a altri organi dello Stato socialista.
Il punto che i redattori dell’accordo tra la Grecia e i rappresentanti dei suoi creditori non hanno considerato è quello della disponibilità dei beni.
Al tempo della riunificazione tedesca, fu relativamente facile considerare il Volkseigentum, la proprietà socialista dei mezzi di produzione, come proprietà dello Stato e renderla perciò stesso cedibile a altri soggetti. Ancora più facile trasmettere le proprietà immediatamente gestite da organi come il Ministerium für Staatsicherheit (la famigerata Stasi) o dalla SED (il Partito Socialista unificato) visto che lo stesso Codice civile della RDT affermava che queste erano proprietà private di questi soggetti. Gli apparati industriali e le aziende produttive erano poi tutte gestite in forma associata, e fu facile alienare gli impianti semplicemente trasferendo le partecipazioni sociali e facendo aderire la proprietà del suolo (che per l’ordinamento costituzionale della RDT apparteneva al popolo) alla proprietà dell’impianto (che poteva appartenere a un soggetto diverso, il portatore dei diritti sulla proprietà socialista).
I beni pubblici greci – un paese che, giova ricordarlo, ha pochissimi impianti industriali e non esporta altro che prodotti agricoli – sono in larga parte demaniali, quindi non trasferibili in mano privata, come le spiagge e molte aree boscose. Un problema giuridico che non mancherà di far sentire i propri effetti.